Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Patentino del buon salutista PDF Stampa E-mail

23 Febbraio 2024

Image

 Da Comedonchisciotte del 20-2-2024 (N.d.d.)

Bertolaso, assessore al Welfare della Regione Lombardia, ne ha pensata una bella: il patentino a punti del buon salutista virtuoso. Per ridurre i costi della Sanità, sulla scia del famigerato green pass, ecco un’altra trovata che rassomiglia tanto al credito sociale alla cinese in salsa sanitaria: più sei obbediente, più fai controlli e screening, più punti avrai sulla tua tessera sanitaria. ”Premialità” è il nuovo magico neologismo usato da Bertolaso, basato sugli “incentivi”: “ingressi nei centri termali di altissima qualità” nonché “ski pass gratuiti sui comprensori montani”. Premi per i buoni e obbedienti, castighi per i cattivi e disobbedienti. Dalla cultura della prevenzione si passa quindi alla subcultura della colpa, come ai tempi della tragica Pandefarsa. Perciò, se ti ammali è perché hai disobbedito ai moniti dello “Stato terapeutico”.

Così, dal diritto alla Sanità, si passa al dovere e all’obbligo di essere sani con tanto di meccanismo automatico di premi e di castighi. Senza contare il fatto che i nostri dati vengono riutilizzati dalle grandi multinazionali farmaceutiche, grazie alla interoperabilità dei dati già promossa dal governo Draghi. Il quale Draghi, per chi non ha la memoria di un insetto come molti sembrano avere, fece consultare i nostri fascicoli sanitari dal Fisco per multare chi rifiutava l’inoculazione. Parlo di quei famigerati 100 euro che continuano a far slittare in avanti (ora sono stati rinviati fino al 31 dicembre di questo 2024) senza cancellarli definitivamente, ad opera dell’Agenzia delle Entrate. Inoltre i dati sono il nuovo “oro” moderno dei quali le grandi corporation chimico-farmaceutiche (e non solo) vanno ghiotti. Basta un clic, e il superstato etico-terapeutico tiene in ostaggio i nostri corpi. Complimenti davvero per la trovata geniale! Il nostro corpo deve diventare l’ultima frontiera del loro controllo e della loro predazione, che si spinge fino ad avere su di noi diritto di vita e di morte. Così, mentre si fingono interessati alla nostra salute mediante  premi e “premialità” (parola orrenda!) sono sempre loro ad aprire laboratori regionali per l’eutanasia (detta ipocritamente la dolce morte). Rifiutiamo tassativamente ogni forma di queste scelleratezze! Per approfondire il concetto di “biosicurezza” che le élite ci stanno imponendo attraverso i loro servi (non importa se “di destra o “di sinistra”) ecco questo illuminante breve scritto di Giorgio Agamben comparso nel 2020 che citando Foucault e Patrick Zylberman scrisse:

Patrick Zylberman aveva descritto il processo attraverso il quale la sicurezza sanitaria, finallora rimasta ai margini dei calcoli politici, stava diventando parte essenziale delle strategie politiche statuali e internazionali. In questione è nulla di meno che la creazione di una sorta di “terrore sanitario” come strumento per governare quello che veniva definito come il worst case scenario, lo scenario del caso peggiore. È secondo questa logica del peggio che già nel 2005 l’organizzazione mondiale della salute aveva annunciato da “due a 150 milioni di morti per l’influenza aviaria in arrivo”, suggerendo una strategia politica che gli stati allora non erano ancora preparati ad accogliere. Zylberman mostra che il dispositivo che si suggeriva si articolava in tre punti: 1) costruzione, sulla base di un rischio possibile, di uno scenario fittizio, in cui i dati vengono presentati in modo da favorire comportamenti che permettono di governare una situazione estrema; 2) adozione della logica del peggio come regime di razionalità politica; 3) l’organizzazione integrale del corpo dei cittadini in modo da rafforzare al massimo l’adesione alle istituzioni di governo, producendo una sorta di civismo superlativo in cui gli obblighi imposti vengono presentati come prove di altruismo e il cittadino non ha più un diritto alla salute (health safety), ma diventa giuridicamente obbligato alla salute (biosecurity).

Tutto ciò si è puntualmente verificato e lo abbiamo già vissuto sulla nostra pelle, ma è sciocco illudersi che questo incubo sia finito.  Per chi vuole approfondire il concetto di Biosicurezza, consultate questo link di Agamben. https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-biosicurezza

Senza dimenticare, per rimanere in tema, la brutale deriva che sta avvenendo sotto il governo Macron in Francia, governo che vara la censura sui vaccini Covid e affini. Con tre anni di carcere e 45.000 euro di multa per chi critica trattamenti terapeutici “ritenuti sicuri” dallo stato. Cosa hanno in mente di confezionare? È evidente che, se dovesse passare un simile provvedimento da regime di Pol Pot, andrebbe a farsi benedire la libertà di cura, di espressione, di ricerca scientifica e il microbiologo più bravo ma non ortodosso al mondo, Didier Raoult (obiettivo principale dell’omiciattolo Macron), diventerebbe il moderno Galileo contro la nuova Inquisizione biopolitica. La scienza al servizio del potere produce solo mostri e orrori.

Saura Plesio

 
Pieno successo dell'operazione ucraina PDF Stampa E-mail

22 Febbraio 2024

 Da Rassegna di Arianna del 18-2-2024 (N.d.d.)

A due anni dall’inizio della guerra Usa/Nato-Russia combattuta in terra ucraina dovrebbe essere ormai chiaro che principale obiettivo americano fosse quello di separare definitivamente l’Europa atlantica dalla Russia. In particolare, interrompere i pericolosi rapporti tra quest’ultima e la Germania, che aveva costruito la sua posizione di forza economica soprattutto grazie ai favorevoli prezzi delle materie prime russe. La capitolazione tedesca diventava definitiva con il sabotaggio anglo-americano dell'imponente gasdotto Nord Stream 2, fatto esplodere nel Mar Baltico nel settembre 2022, vergognosamente subìto, senza batter ciglio, dalla classe dirigente tedesca. Se quindi consideriamo sotto questo punto di vista la crisi innestata dalla crescente aggressività americana, culminata con il colpo di stato ucraino del febbraio 2014 con il quale si legittimava la libera azione di squadracce naziste (che infatti nel maggio dello stesso anno bruciavano vive nella Casa dei Sindacati di Odessa circa 50 persone che si erano rifugiate lì per sfuggire alla furia omicida di queste squadracce), e poi via via confermata dalla volontà di stringere in un angolo la Russia con esercitazioni Nato sempre più estese e minacciose e con la totale disattesa degli accordi di Minsk, è indubbio che l’operazione ucraina abbia conseguito il suo principale obiettivo. Quello, appunto, di separare definitivamente l’Europa atlantica dalla Russia. Un’Europa del tutto normalizzata e in tutto e per tutto organica alla strategia americana.

Tradito il sogno di un’Europa libera e unita, quello vagheggiato dal famoso “Manifesto di Ventotene” (1941) di Altieri Spinelli ed Ernesto Rossi? Macché! Lo “spirito” di Ventotene fu utilizzato come il sostrato ideologico sul quale costruire passo dopo passo quell’Europa sprezzante la sovranità dei popoli perché succube del dispotismo dei mercati finanziari, che ben conosciamo. Il “sogno” europeo era nient'altro che un obiettivo strategico della potenza americana, ormai padrona in Europa occidentale, nella quale era intervenuta non certo per sconfiggere il nazismo ma per acquisire il controllo strategico di questa fondamentale area del pianeta. Altro che umanitario il piano Marshall (1947), come ce la vogliono raccontare. Questo fu un colossale investimento americano – nato ufficialmente per “ricostruire” l’Europa ridotta a macerie dalla guerra – per rendere l’Europa occidentale parte integrante del mercato Usa, e pedina geopolitica di primaria grandezza. Non dimentichiamo che questa Europa era militarmente occupata dagli americani, non aveva quindi nessuna capacità di autodeterminazione.

Ma per sfatare del tutto il sogno romantico di un’Europa libera e unita è necessario sapere che gli Usa diedero vita nel 1949 a un organismo che aveva come obiettivo statutario quello della raccolta di fondi da destinare alla causa della unità europea. Questo organismo si chiamava ACUE, ovvero Comitato Americano per un’Europa Unita. Presieduto dal generale Williams J. Donovan, capo dei servizi segreti americani durante la guerra. Vicepresidente: Allan Dulles. Capo della CIA dal 1953 al 1961.

Antonio Catalano

 
Potrà accadere di tutto PDF Stampa E-mail

20 Febbraio 2024

 Da Comedonchisciotte del 19-2-2024 (N.d.d.)

Le presidenziali americane si svolgeranno a novembre, fra dieci mesi. Se si votasse oggi, non ci sarebbe storia: Trump asfalterebbe Biden. E questa volta il risultato sarebbe così “rotondo” da non poter giovarsi neanche di qualche provvidenziale “aiutino”, come quelli che i trumpiani sospettano siano stati usati nella tornata precedente. A proposito, perché non si è sgombrato il campo dai sospetti? In fondo, sarebbe bastato relativamente poco per una verifica volta ad appurare che i voti realmente espressi corrispondessero a quelli elaborati dai computer di qualche mega società dell’universo big tech. Sia andata come sia andata in passato, questa volta ci saranno pochi spazi per gli “aiutini” di un certo livello. Per gli “aiutini” minori, invece, temo che si continuerà come al solito, ma ciò non dovrebbe incidere sui grandi numeri.

Ma lasciamo stare queste considerazioni e veniamo al dunque. Trump, al momento, appare inarrestabile. Nonostante non sia proprio un simpaticone, e nonostante la miriade di azioni giudiziarie promosse contro di lui. L’elettorato, evidentemente, non ci crede. Anzi, crede che si tratti di trappole organizzate ad arte per metterlo fuori gioco. Certamente, i “servizi” di certi fortissimi poteri che manovrano i destini degli USA (e del mondo) potrebbero tentare una mossa disperata: mettere un’arma in mano al mentecatto di turno e spedirlo a compiere un attentato alla vita del candidato repubblicano. Male che vada, si potrà imputare il tutto al solito fanatico isolato, magari poi abbattuto da un provvidenziale proiettile vagante. Oppure cercare un mentecatto dell’altro fronte e mandarlo ad attentare a Biden. In questo caso, si potrà anche montare la solita cagnara contro i gruppi di “estremisti di destra” da cui sicuramente si scoprirà provenire l’attentatore.

Certo, una cosa del genere sarebbe possibile, ma non probabile. Penso piuttosto che il Deep State interverrà sulle strutture ufficiali del Partito Democratico perché mettano a riposo il vecchietto della Casa Bianca. Con le buone o, se necessario, con qualche pressione non proprio gentile. Lo stesso can-can di questi giorni potrebbe rientrare in tale quadro, con un alto magistrato che assolve Biden da accuse specifiche, ma che trova il modo per infilare nella sentenza alcune considerazioni – non proprio pertinenti – sulla memoria del Presidente. Ed a questa strana sentenza ha subito fatto séguito una miriade di riflessioni – non proprio lusinghiere – provenienti dal campo democratico sulla lucidità mentale del povero Biden.

Ma, guarda un po’, adesso scoprono l’acqua calda, dopo avere fatto finta di nulla per anni, quando ancóra si credeva – sarà un caso – che Trump potesse essere fermato dalle inchieste della magistratura. Eppure, lo stato delle cose era chiaro a tutti. Anche noi ne abbiamo parlato con dovizia di particolari (e di documentazione fotografica). Si veda, per esempio, il pezzo pubblicato su “Social” del 29 aprile 2022. Si intitolava «Dietro Biden c’è Obama, dietro Obama c’è Soros», e riferiva di due video che circolavano sul web: «Il primo mostra Biden errare imbambolato durante un ricevimento ufficiale, ignorato da un pubblico che riserva le sue attenzioni unicamente a Barack Obama, che è chiaramente la star della serata. Nessuno si fila il Presidente, che si dirige con lo sguardo nel vuoto verso la direzione opposta. Il secondo video mostra Biden che conclude un intervento ufficiale, si volge verso la sua destra e stende la mano a salutare qualcuno… che non c’è. Impiega forse una decina di secondi per rendersi conto che da quella parte non c’è nessuno. Altra svolta a destra, volgendo il viso al muro e le spalle al pubblico, altri interminabili secondi di imbarazzo generale. Infine, una terza virata di 90 gradi – quella buona – e l’incedere con passo malfermo verso la direzione giusta.» E allora? Si può credere che queste cose fossero chiare a un modesto settimanale nella remota Sicilia, e sfuggissero invece agli autorevoli columnist del “New York Times” o del “Washington Post”? Se ne sono accorti solo ora? Evidentemente il quadro è cambiato: adesso è chiaro che Biden andrebbe incontro ad un disastro sicuro, e si tenta di correre ai ripari. Il vecchietto va eliminato dalla scena politica, possibilmente nel modo più soft. O, occorrendo, anche ricorrendo alle maniere forti. Che so? Una inchiesta sul figlio Hunter, quel gentiluomo che è stranamente diventato pezzo grosso della Burisma, la potente holding ukraina che vorrebbe mettere le mani sul gas del Donbass. E qui mi fermo, anche se sono fortemente tentato di andare aventi sul versante ukraino, molto avanti.

Torniamo alle prossime presidenziali americane. Nella impossibilità di fermare Trump, i poteri forti devono a tutti i costi fermare Biden. Al suo posto, nella sfida con il tycoon repubblicano, dovrà andare Michelle Obama. Stesso clan, stesso ambiente, stessi santi in Paradiso. Mancano dieci mesi a quelle che sono le elezioni più importanti dell’orbe terracqueo. Dieci mesi in cui potrà accadere di tutto. E non solo in America.

Michele Rallo

 
Cosa succede in quota? PDF Stampa E-mail

19 Febbraio 2024

 Da Comedonchisciotte del 18-2-2024 (N.d.d.)

In questi giorni due voci si sono espresse in forma satirica sul tema delle scie chimiche, da anni ridicolizzate, per fare chiarezza una volta per tutte. La nebbia si è alzata? Silver Neruti pare che ci sia riuscito un po’ a chiarire una cosa fondamentale, TUTTE LE SCIE DI AEREI SONO SCIE CHIMICHE. E anche Sandro Torella ha qualcosa da dire e un ascoltatore commenta: finalmente; qualsiasi traccia, visibile o invisibile, che provenga da una camera di combustione (caldaia, fornello, silenziatore, anche una sigaretta…) è in realtà chimica, poiché deriva da una reazione chimica tra combustibile e ossidante, quindi non è uno scandalo, da nominare in questo modo. Ciò vale ovviamente per tutte le scie di vapore che si creano durante la combustione e che poi diventano nuovamente liquide dopo la vaporizzazione, grazie al processo di condensazione. Grazie Sandro. Torella arriva alla conclusione: LE SCIE PRODOTTE DA AEREI SONO SCIE CHIMICHE. Innanzitutto una piccola precisazione: i graffiti nel cielo esistono in quantità industriale da 20 anni. Come tanti altri, Sandro se ne è accorto solo adesso? Tutto è iniziato in Italia nel 2002, con qualche anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti e al Canada, dove il cambiamento dei cieli è avvenuto intorno al 1998.

Sono 10-12 anni che dico, incontrando resistenze al mio punto di vista, che il termine “scie chimiche” sia un termine da accantonare con la sua funzione molto chiara di orientare le menti, mentendo. Gli aerei lasciano sempre dietro di sé inquinanti ed emissioni. La fissazione su scie buone o cattive era, a mio avviso, un depistaggio, ha fatto credere alla gente che ci fossero innocue scie di aerei, innocue nuvole e innocue velature. Il cielo era cambiato ed è stato normalizzato con le parole. Qualsiasi sospetto era fuori luogo. All’improvviso si è voluto sgombrare il cielo dal sospetto che potessero cadere sostanze chimiche. Mentre il cielo era ormai terribile da guardare, si stendeva un velo di innocenza. Quindi la cosa assurda è che gli scarichi degli aerei non avrebbero dovuto preoccupare. Chi esprimeva la propria perplessità veniva ridicolizzato.

Personalmente, non avevo mai visto code di fumo di aeroplani prima d’ora. Quando sono apparse, mi sono sembrate una fumigazione, come dicono gli spagnoli, e ho iniziato a cercare spiegazioni e precedenti. Oggi la parola contrail oppure scie di condensa è sulla bocca di tutti, all’epoca cercavo una parola per questi pennacchi di fumo nell’aria. È stato un viaggio infinito di scoperte davvero inquietanti, alcune delle quali citerò solo per evidenziare che le preoccupazioni erano giustificate. E trovare risposte non è stato facile, soprattutto a causa dei cosiddetti debunkers – ora factcheckers – che sono emersi molto presto e hanno ingabbiato la discussione sulle chemtrails contro le contrails, ovunque nel mondo. Ho scoperto gradualmente che da quando esistono gli aeroplani, essi sono stati utilizzati per scopi che un semplice mortale non avrebbe mai immaginato. Le scie chimiche non si sono mai presentate come termine durante quelle scoperte. È stato quindi opportuno familiarizzare con quei termini usati da chi progettava e produceva fumi e vapori con gli aerei. Il traffico aereo del passato, quello civile, non ci ha mostrato questo tipo di cielo che vediamo da vent’anni. A questo punto, dove e quando si può parlare di fenomeni che ricordano questi fenomeni nuovi?

Già negli anni ’20, si producevano cortine fumogene per scopi bellici, e c’è un video con una rappresentazione impressionante di tale operazione. D-Day: lo sbarco in Normandia, ricordato come un momento storico per la liberazione dell’Europa dal nazismo, iniziò con la creazione di uno smoke screen (foschia – nebbia). Il contesto storico è importante anche per comprendere i numerosi esperimenti nello spazio atmosferico, a partire dal fumo come oscurante nei teatri di guerra attraverso l’irrorazione, che è già stata effettuata, come pure l’esperimento L.A.C. degli anni ’50, in cui sono state disseminate sostanze per scopi di guerra biologica sul territorio degli Stati Uniti e del Canada. La guerra in Vietnam era un enorme campo di addestramento per operazioni di irrorazione di tutti i tipi: manipolazione meteorologica, distribuzione di sensori, irrorazione chimica e biologica.

Sono stati effettuati innumerevoli test atmosferici per diversi scopi e in diverse sfere: troposfera, stratosfera, ozonosfera, ionosfera, magnetosfera. Se cerchi spiegazioni con termini inappropriati, non otterrai alcuna risposta. Le parole sono chiavi, possono aprire o chiudere le porte. In tutto il mondo si fanno esperimenti militari, e la realtà ci mostra che non servono per la difesa, ma per la conquista, lo sfruttamento, il dominio e la distruzione. Le fantasie vanno anche oltre le misure adottate, come quella del padre di Al Gore, che una volta propose al Congresso di fare “qualcosa di cataclismatico” per porre fine alla guerra di Corea. La sua proposta andava oltre la dispersione di materiali con gli aerei e prevedeva la creazione di una cintura radioattiva al 38° parallelo e l’uso di bombe atomiche per trasformare il confine tra Corea del Nord e Corea del Sud in una zona tossica permanente. Ebbene, in Vietnam è stato fatto un “buon lavoro” in questo senso utilizzando gli aeroplani. E la domanda attuale è: che cosa sta accadendo oggi in cielo, in tempi in cui la previsione di Eisenhower si è avverata e un complesso militare industriale sta prendendo il sopravvento, che cosa significa l’oscuramento globale del cielo, che cosa sta scendendo dal cielo? […] La semina delle nuvole è praticata fin dagli anni ’40, ma queste operazioni non sembrano aver prodotto scie visibili durature nel cielo. La semina delle nuvole viene eseguita concentrandosi sulle nuvole per aumentare o dissipare la pioggia. Lo sviluppo del cielo mutato come lo vediamo oggi rimane un mistero da decifrare. Si possono avanzare delle ipotesi. Il principale elemento indagato è l’ossido di alluminio, che non si trova isolatamente in natura, ma che è stato trovato in molte analisi di acqua piovana, neve o grandine. Per inciso, l’alluminio è stato disperso nell’atmosfera per decenni per scopi militari, parola chiave CHAF. Poi ci sono le proposte dei luminari di Harvard della geoingegneria che vogliono rilasciare nell’atmosfera alluminio e bario sotto forma di nanoparticelle, penso a David Keith. E in testa c’è l’onnipresente Edward Teller, che ha attribuito all’aviazione civile un ruolo importante per cercare di creare un’albedo artificiale per regolare il clima. Ora che il cielo è striato e offuscato in tutto il mondo e la NOAA afferma che è in atto una geoingegneria non intenzionale, perché i geoingegneri non si alzano dalla sedia e guardano il cielo invece di giocare con i loro modelli al computer? Perché gli esperti di atmosfera e i meteorologi non guardano in alto, visto che il tempo si forma nella troposfera? L’unica cosa che hanno da dire su questa “geoengineering non voluta ma attuata”, e le scie degli aerei, è che “credere alle scie chimiche” sia una sciocchezza. Allora, vogliamo continuare a parlare di “chemtrails” o piuttosto di “homomutatus clouds” (un bel nome dato loro dal WMO), o semplicemente di inquinamento e avvelenamento dell’aria, che non ha bisogno di nomi ma di indagini? Cosa succede lassù, quali sostanze creano questi brutti strati di foschia che coprono il paesaggio e ci separano dal cielo azzurro, dal sole, dalla luna e dalle stelle?

Tutti tacciono, compresi i produttori di pannelli solari, e visto che le energie rinnovabili dovrebbero dare un contributo significativo alla salvaguardia del clima, perché non denunciare il danno, visto che la velatura causata dai frequenti movimenti degli aerei compromette l’efficienza dei pannelli fino al 40%. I controllori della mente sono bravi a creare fumo nella nostra testa, a venderci vaccini che non sono vaccini, a convincerci dell’innocuità di nuvole che innocue non sono, ecc. Falsità e confusione come strumento: il termine sbagliato viene utilizzato per indirizzare le indagini nella direzione sbagliata. Le persone vengono distratte nella ricerca del vero problema. Quante discussioni si sono tenute sulle scie vere o false, ripetendo il mantra della NASA fino alla nausea. Nel 1999 è stato pubblicato l’ultimo dossier IPCC sulle emissioni degli aerei. Occorre chiedersi il motivo del silenzio in seguito.

Perché le informazioni sull’inquinamento atmosferico improvvisamente non sono più disponibili al pubblico e di così scarso interesse? Grazie a Ulrike Lohmann, sappiamo che il normale carburante (gestito dalla NATO) contiene elementi che non dovrebbero esserci. Tra questi vi sono l’alluminio e il bario, e l’accumulo del fallout porta ad un lento ma inesorabile avvelenamento dell’ ambiente e degli esseri viventi.

COSA SUCCEDE IN QUOTA? Abbiamo il diritto di saperlo.

Maria Heibel

 
Gli agricoltori hanno già perso PDF Stampa E-mail

16 Febbraio 2024

 Da Comedonchisciotte del 14-2-2024 (N.d.d.)

Nei giorni della lotta abbiamo dentro un fuoco che ci pare essere infinito, e crediamo di avere il diritto di vincere per il solo fatto di sentirlo ardere. Ma spesso invece a vincere è chi pianifica con freddo calcolo le proprie mosse. Il Potere questo lo sa e cominciò a farlo 50 anni fa, quando spostò la dottrina economica dominante dal keynesismo, che promuoveva un benessere diffuso attraverso la formazione della cosiddetta classe media e del welfare, alla scuola austriaca del libero mercato e della globalizzazione, che concentra la ricchezza in poche mani attraverso l’esclusione dello Stato dall’economia e le privatizzazioni di beni e attività strategiche. Ecco perché comunque vada, anche fossero accolte il 100% delle loro rivendicazioni, gli Agricoltori hanno comunque già perso.

Gli Agricoltori oggi stanno guardando il dito e non la luna. Il dito sono le norme imposte, o in procinto di esserlo, dall’Europa in nome di una ideologia green presentata come salvifica ma in verità distruttiva e antisociale. La luna è l’impianto ideologico nel quale queste norme sono prodotte. Il dito viene puntato sulle politiche del cosiddetto Green Deal (Patto Verde) e della PAC (Politica Comune Europea), che sulla carta promettono sostenibilità e benessere, ma nei fatti stanno rendendo economicamente insostenibile fare agricoltura e allevamento. Innanzitutto bisogna ricordare che oggi si è persa una consapevolezza molto presente nel passato mondo agricolo, perché la società dei consumi ci ha abituati ad avere ininterrottamente gli scaffali dei supermercati pieni di merce sempre fresca, e cioè che avere un raccolto da vendere non è così scontato, anzi è una “grazia”, un dono che riceviamo. In quelle passate società ciò che dava la terra era sufficiente al proprio sostentamento o poco più, la resa del terreno era molto più bassa di oggi già in condizioni normali, se poi avvenivano problemi climatici, di salute pubblica o guerre…addio raccolto. L’agricoltura e in misura minore l’allevamento sono attività di per sé con un grado alto di precarietà ma di fondamentale importanza per la nostra vita, senza cibo non viviamo. Ecco perché è giusto e doveroso sovvenzionare con soldi pubblici chi pratica tali attività. Gli va garantita una protezione minima per il proprio sostentamento. Equiparare l’agricoltura a un qualsiasi altro settore produttivo, magari industriale, è pensare che il cibo sia un prodotto artificiale come un bullone fabbricabile nelle quantità che vogliamo nel chiuso dei nostri stabilimenti e di cui noi soli deteniamo i diritti di produzione, pena il far valere le leggi anti contraffazione. Premesso questo, su cosa verte la protesta? Essenzialmente su questo:

NO a lasciare una parte del terreno, almeno il 4% per ora, a riposo e una maggiore rotazione delle colture per mantenere il terreno in salute. NO alla riduzione dell’uso dei fertilizzanti e pesticidi. NO alla conversione del 25% dei terreni in agricoltura biologica. NO all’Irpef sui terreni agricoli. NO alla soppressione degli sgravi sul gasolio agricolo. NO all’eccessivo divario dei prezzi tra produttore e consumatore. NO a questa burocrazia eccessivamente complicata. NO al Trattato MercoSur con Unione Europea NO alla zona di libero scambio globale e approfondito (DCFTA) con l’Ucraina. NO all’eccessiva tutela della fauna selvatica che danneggia i raccolti.

Sostanzialmente è una protesta di tipo economico, non ci sono rivendicazioni di principi, diritti o altro. Si dice che il guadagno già ora è talmente basso che le misure in oggetto renderebbero fare agricoltura e anche allevamento insostenibile. Ed è vero, perché ridurre del piccolo 4% le terre utilizzabili, destinare ad agricoltura biologica il 25% della terra, utilizzare meno pesticidi e fertilizzanti, significa solo e unicamente produrre di meno e a costi più alti, ma poi dover vendere alla grande distribuzione sempre a prezzi ridicolmente bassi o anche sottocosto – grande distribuzione che però sui propri banchi applica ricarichi del 200-300% – e ritrovarsi a fine anno maggiori tasse da pagare, tra costi burocratici per ottenere gli aiuti previsti e aliquota Irpef calcolata anche sui terreni sinora esclusi dal reddito. In più si è costretti a sostenere anche quella che nei fatti è una concorrenza sleale da parte di Paesi extra-UE che possono produrre con regole più amichevoli, che hanno l’effetto immediato di contrarre ancora di più i prezzi ed erodere fette di mercato importanti, come sta già accadendo con il grano ucraino o con la carne del Sud America.

Il primo elemento che salta agli occhi è la differenza di metodo tra l’UE e gli Agricoltori. La UE ha definito e porta avanti a tappe una politica ecologica di transizione dal fossile a un sistema più sostenibile. Gli Agricoltori ne fanno una questione meramente economica. Si dice: la UE faccia pure la sua transizione ecologica purché ci riconosca un indennizzo adeguato per le perdite cui siamo costretti a causa delle sue regolamentazioni. Non c’è una visione politica della propria categoria, al massimo un vago sentimento di patriottismo e giustizia. Si risponde a una mossa della UE, non si cerca di partecipare attivamente alla determinazione delle stesse. Certo, loro devono lavorare non fare politica, è vero, è per questo che si demanda questa funzione a dei rappresentanti sia di categoria sia politici. Però per loro stessa ammissione coloro i quali avrebbero dovuto curare i loro interessi non hanno fatto nulla o, peggio, sono complici della UE, e infatti non li hanno voluti al loro fianco in questa mobilitazione. Allora era importante portare avanti una propria differente visione di ciò che dovrebbe essere il settore agricolo oggi, alternativa, per cui battersi. La politica UE vuole rendere il mondo sostenibile? Come? Passare dal fossile alle energie rinnovabili così da fermare il cambiamento climatico, e rendendo il mondo in generale un ambiente più sano, limitando le sostanze chimiche usate e salvaguardando il territorio e la biodiversità. Per attuare questa politica l’agricoltura e l’allevamento – soprattutto – vanno ridimensionati. L’agricoltura inquina il terreno con i suoi prodotti chimici, l’allevamento il clima con i gas prodotti dagli animali e dai loro liquami. Per fare energia pulita servono i terreni da destinare agli impianti del Fotovoltaico. E, non secondaria, c’è sia la questione dei nuovi cibi, quelli sintetici fatti in laboratorio o in 3D, sia gli insetti ora dichiarati commestibili. Qui non si capisce se questi nuovi cibi siano promossi al consumo per sopperire alla futura minore produzione dei cibi naturali o se limitare questi ultimi sia propedeutico alla loro diffusione. Fatto sta che, se la cornice ideologica che muove le mosse della UE è questa…anche qualora le rivendicazioni degli Agricoltori fossero accettate in toto, la UE dovrà solo correggere il tiro. La visione che promuove le riforme di questo settore è una sola e non può non andare verso la stessa direzione di oggi. Allo stesso risultato, ovvero la chiusura delle aziende agricole, si può arrivare anche solo diminuendo ulteriormente il potere di acquisto della gente, che per forza di cose andrebbe verso quei prodotti a basso costo importati, imponendo una ulteriore contrazione dei guadagni, oppure continuando a non curare il territorio, facendo sì che normale pioggia diventi una inondazione distruggendo i raccolti, oppure rendendo ancora più complicato essere in regola con la documentazione per accedere agli aiuti pubblici oppure, ancora, creare un’altra epidemia animale etc etc…I modi per ottenere quello che si vuole facendoli passare per la famosa “tempesta perfetta” sono infiniti e la UE ha pensatori di alto livello.

In uno di questi scenari, dove le cose “semplicemente accadono” senza nessuna responsabilità diretta se non dell’uomo e della situazione globale, gli Agricoltori di oggi contro chi potranno protestare? Contro nessuno. Quindi questa mancanza di visione da parte degli Agricoltori e questo semplice opporsi a norme di cui si vuole solo la cancellazione li ha già condannati a perdere, comunque vada la protesta. Inoltre si dimostra anche di non aver capito il funzionamento legislativo della UE. A che serve protestare entro i propri confini, anche sotto il Parlamento della propria nazione, se a fare le leggi è qualcun altro? Una legge può essere fatta solo dalla Commissione Europea, e i Parlamenti sia Europeo sia nazionali, hanno solo il compito di dare consigli ed eseguire ciò che la Commissione Europea vuole. L’Italia, anche accogliesse il 100% delle lamentele avrebbe al massimo il potere di rimandare la loro attuazione, non di cancellarle. Potrebbe riscriverle, come la PAC prevede, e cioè ogni Paese membro può far presente la sua particolare ed unica situazione e proporre un qualcosa che si adatti alla sua realtà, ma alla fine sempre e comunque sarebbe la Commissione Europea a dire se ciò va bene o meno. Se la Commissione Europea vuole distruggere il comparto agricolo in favore dei nuovi cibi, farà in modo che accada. A parte la loro del Green e del Sostenibile, quale altra visione del futuro circola tra la gente? La lotta da fare è tutta qui.

 Daniele Ioannelli 

 
Agroindustriali, non agricoltori PDF Stampa E-mail

15 Febbraio 2024

 Da Rassegna di Arianna dell’11-2-2024 (N.d.d.)

Non sono contadini. Infatti, li chiamate agricoltori, ma fareste meglio a chiamarli agroindustriali perché questo sono la maggior parte dei proprietari o affittuari di terre agricole nell’Europa occidentale. Cosa fabbricano gli agroindustriali europei? Ecco qualche esempio: in Francia 12 milioni di maiali; in Germania 21 milioni di maiali, 11 milioni di bovini, 160 milioni di polli, in Italia 71 milioni di polli, in Spagna 34 milioni di maiali, nella piccola Danimarca 33 milioni di maiali… e potremmo andare avanti ancora a lungo elencando milioni e milioni di animali per il novanta e passa per cento prigionieri degli allevamenti intensivi: inquinanti, energivori, sovvenzionati, oltre che inumani. Tutti questi milioni di vittime innocenti dell’agroindustria ci danno, ovviamente, da mangiare, come dicono gli agroindustriali ribelli, se non ce ne frega niente delle povere creature torturate e se non abbiamo paura di imbottirci di antibiotici, ormoni, mais e soia OGM con cui vengono nutriti quotidianamente. Però, di queste centinaia di milioni di corpi noi ne mangiamo solo una piccola parte: teste, zampe e interiora nutrono i nostri cani e gatti e, in forma di farine animali, gli stessi prigionieri degli allevamenti intensivi.

Questa è una delle “filiere” dell’industria agricola, che nell’Unione Europea riceve circa 30 miliardi l’anno di sussidi. A proposito di concorrenza sleale. E faremmo bene a ricordarci che quei trenta miliardi arrivano dalle nostre tasche: dalle tasse dei cittadini europei. Un altro esempio della stessa “filiera” industriale: oltre il 63 % delle terre coltivate nell’Unione Europea produce mangime per i prigionieri dei lager intensivi, detti allevamenti; l’82% del mais prodotto in Italia diventa mangime per gli allevamenti intensivi. […]

In Italia ci sono 674.000 ettari di vigna e solo 400.000 ettari di ortaggi. Ma non perché noi italiani si beva più di quanto si mangi, è perché esportiamo ogni anno 22 milioni di ettolitri di vino (2 miliardi e 200 milioni di litri)  Vendiamo Prosecco ai cinesi, Chianti ai tedeschi, agli statunitensi, agli australiani…Per quelle vigne sono state sventrate colline, distrutti boschi e terrazzamenti, spiantati oliveti e frutteti: tutte coltivazioni che davano davvero da mangiare, boschi che nutrivano la terra e mitigavano il clima, terrazzamenti che impedivano l’erosione dei suoli. Ma non permettevano le lavorazioni veloci con pochi lavoratori e grossi macchinari; lavorazioni fatte in moltissimi casi dalle aziende agromeccaniche che, vedremo dopo, fanno anch’esse parte della categoria “agricoltura”. A proposito del cibo-vita.

Poi importiamo patate dall’Argentina e aglio dall’Egitto, olio dalla Tunisia… Ogni anno importiamo tra i 5 e i 7 milioni di tonnellate di patate (7 miliardi di chili) e 1 milione e mezzo di tonnellate di ortaggi. […] Per la filiera allevamento intensivo degli agroindustriali Europei, in prevalenza occidentali, in Europa si importano ogni anno 11 milioni di tonnellate di mais, 36 milioni di tonnellate di soia. In Italia si consumano 10.000 tonnellate AL GIORNO di soia OGM importata e 100.000 tonnellate all’anno di mais OGM importato. Ma queste importazioni, di prodotti OGM che vengono da paesi come il Brasile o l’Argentina, dove non solo gli operai agricoli non sono tutelati da nessun punto di vista, né salariale né sanitario, ma dove spesso si sono bruciate foreste e anche villaggi indigeni, deportandone la popolazione e uccidendo chi si ribellava, per coltivare soia e mais OGM su spazi immensi, non sono messe in discussione dagli industriali agricoli, detti “agricoltori”. Tutta questa “agricoltura” del terzo mondo serve a nutrire maiali, vacche, polli “fabbricati” nei capannoni. Per questa industria agricola l’ideale non è la piccola azienda, che infatti sta scomparendo in Europa occidentale; l’ideale è la medio-grande e la grande, che si sta ingrandendo sempre più e che riceve la maggior parte dei sussidi e degli incentivi.

Il gasolio è come il pane. Per chi? Non per il piccolo contadino biologico che, per coltivare qualche ettaro di frutteto o oliveto, di patate o di cereali e un orto, o allevare cento galline ruspanti, di gasolio ne consuma ben poco, e a volte rinuncia anche ai sussidi perché trova troppo onerose le regole burocratiche per accedervi. Il gasolio agevolato è fondamentale per le industrie agricole, che ne consumano tonnellate ogni mese, e che delle regole burocratiche non se ne preoccupano perché hanno uffici e dipendenti che possono pensare anche a quello. Tra queste imprese ci sono quelle denominate “agromeccaniche”. Chi sono costoro? Sono imprese che, con enormi trattori, scavatori, ruspe, mietitrebbia e altri macchinari (sovvenzionati dagli Stati e dal superstato Unione Europea) lavorano temporaneamente o permanentemente le terre appartenenti ad altri, che però risultano, come loro, “agricoltori”. In Italia, ce lo dicono gli stessi agromeccanici, i due terzi delle superfici agricole vengono lavorati da loro, e il 10 % (1 milione e 200.000 ettari) è affidato a loro permanentemente. Vi ricordo che un ettaro sono 10.000 metri quadri. In Italia queste imprese posseggono 75.000 trattori, e non sono trattori come quelli dei piccoli contadini. Dunque non ci meraviglieremo che nel nostro paese ogni anno vengano “agevolati” 2 miliardi di litri di gasolio.  E poi la chiamano agricoltura! E parlano di concorrenza sleale! Adesso c’è anche l’agrivoltaico. Un’altra sovvenzionata opportunità per l’industria agricola. Nel 2021 in Italia c’erano già 152 chilometri quadrati (15.200 ettari, 152 milioni di metri quadri) di terre agricole rubate all’agricoltura ma considerate sempre agricoltura. E sovvenzionate.

Ci sarebbe molto da criticare nella politica agricola dell’Unione Europea ma questi ribelli, in parte in malafede e in parte strumentalizzati, criticano sostanzialmente quelle scarse e timide proposte che vanno nel senso di diminuire, di pochissimo, l’inquinamento causato dall’industria agricola. I contadini, fino agli anni Cinquanta, in Italia praticavano la rotazione nelle colture cerealicole, alternandole con leguminose e foraggio: i cereali impoveriscono il terreno, le leguminose lo arricchiscono. Gli agroindustriali rifiutano di mettere a riposo ogni anno il 4% del loro terreno seminativo. In Olanda, un paese ricco con poco più di 17 milioni di persone, si allevano intensivamente 11.300.000, undici milioni e trecentomila! maiali ed esiste il più grande allevamento di polli del mondo: un capannone grattacielo dove soffrono e muoiono 1 milione di polli, esseri viventi trattati peggio e considerati meno di quanto in un’industria manifatturiera vengano considerate le merci prodotte. L’Olanda esporta la maggior parte dei prodotti agricoli che produce, domandatevi dunque da quali accordi commerciali internazionali si vogliano proteggere i finti agricoltori. I contadini in Olanda sono estinti da tempo e gli agroindustriali, detti “agricoltori”, sono ricchi, sono i più ricchi d’Europa, e il reddito medio, al netto delle spese e delle tasse, di un’azienda agricola olandese supera gli 80.000 euri l’anno.  Nel 2020 nell’Unione Europea si consumavano 468.000 tonnellate di pesticidi, 468 milioni di litri di veleni a impestare terra, acqua e aria. Nel 2017 nei paesi dell’UE venivano sparse sui terreni 49.000 tonnellate di glifosato, sostanza cancerogena e gravemente tossica, che la Commissione Europea ha rifiutato di vietare, approvandone l’uso per altri dieci anni.  Una vittoria degli agricoltori? I quali vogliono che siano eliminati dalla PAC tutti gli scarsi divieti o limitazioni sull’uso dei pesticidi e diserbanti.

I ribelli sono contro la strategia dell’Unione Europea Dal campo alla forchetta (From farm to fork) che ambisce a raggiungere entro il 2030 lo scarso obiettivo del 25% di agricoltura biologica. Gli agroindustriali francesi “ribelli” chiedono l’abolizione persino delle distanze di sicurezza dalle abitazioni per l’irrorazione dei pesticidi, vogliono riprendere a usare quei neonicotinoidi che sono stati provvisoriamente vietati perché uccidono le api e gli insetti impollinatori.

Non per essere complottisti, ma la domanda chiave in ogni situazione politica è Cui prodest? e, dato che le più grandi venditrici di pesticidi e concimi chimici in UE sono le multinazionali Syngenta, Bayer-Monsanto, Corteva, BASF, sicuramente uno zampino le quattro, e tutte le altre del settore-veleni, ce lo stanno mettendo. Per le multinazionali si tratta davvero di vita o di morte, dato che perdere anche solo il 4% dei profitti significa perdere miliardi, e si sa quanto siano attaccate ai miliardi le multinazionali: i miliardi sono il loro cuore e le loro budella, e senza non possono vivere. Però, per avere la prova di chi c’è dietro, basta guardare chi c’è davanti. La più grande e grossa organizzazione francese degli agroindustriali, che sta promuovendo e organizzando le proteste è la FNSEA. Presidente della FNSEA è tale Armand Rousseau, padrone di un’azienda di 339 ettari , mentre la sua consorte è padrona di un’azienda di 700 ettari. E cosa producono in questi 1039 ettari il Rousseau Arnaud e consorte? Mangimi per gli allevamenti intensivi e biodiesel. […] È indicativo e rivelatorio il fatto che coloro che minacciavano di galera operai, ambientalisti, oppositori della dittatura pandemica progettata dal Forum Economico Mondiale, se avessero bloccato le strade o manifestato senza autorizzazione, oggi inneggino ai blocchi stradali degli agroindustriali. Che sicuramente otterranno di poter inquinare come sempre, dato che le multinazionali dei pesticidi e del petrolio sono al loro fianco.

I piccoli e medi agricoltori, trascinati nella protesta dall’esasperazione per norme sanitarie e burocratiche studiate apposta per distruggerli, per i prezzi dei grossisti e della grande distribuzione che li strangolano, stanno dando fiato e corda proprio ai loro nemici. A coloro che hanno migliaia di ettari di terra e che non ricevono alcun danno da quelle norme che stanno strangolando i piccoli ma che, anzi, le hanno dettate ai governi per eliminarli, perché i piccoli e medi agricoltori sono loro concorrenti; a coloro che ottengono sgravi fiscali come società, fondazioni, multinazionali, cooperative fasulle create per sfruttare i dipendenti; a coloro che hanno in mano intere filiere dell’agroindustria e sono compartecipi della grande distribuzione; a coloro che la globalizzazione l’hanno voluta e perseguita per sfruttare uomini e terre del terzo mondo. La vera minaccia per gli agricoltori europei è stata ieri l’eliminazione di quelle barriere doganali che proteggevano i loro prodotti, proteggendo nel contempo contadini e prodotti di Africa, Asia, America Latina. Ma quando i noglobal lottavano contro quella minaccia, gli agroindustriali erano dall’altra parte della barricata, le europee organizzazioni degli agricoltori erano assenti. C’erano i contadini del terzo mondo e le loro organizzazioni, a fianco degli ecologisti. […]

L’inevitabile crisi economica è alle porte e siamo nel pieno ormai della crisi ambientale. Il capitalismo non esiterà a strumentalizzare i problemi e i disagi di qualsiasi categoria per i propri interessi e scopi: non esita nemmeno a fomentare guerre. Del resto, lo ha sempre fatto e tanto più quando è in crisi, come ora. Purtroppo, gli agricoltori dell’Europa occidentale ormai, nella loro maggioranza, dipendono dall’agroindustria e ne fanno parte: sono stati inglobati in un sistema perverso che li sfrutta ma che anch’essi utilizzano. […] La sopravvivenza dei piccoli e medi agricoltori può essere garantita solo se essi torneranno ad essere contadini, e non più industriali. Solo se usciranno dal sistema che li sta sterminando pur nutrendoli, come succede agli animali negli allevamenti intensivi. Questo significa convertirsi a metodi rispettosi dell’ambiente come il biologico, il biodinamico, la permacoltura, l’agricoltura naturale, l’agroforesteria. Sono tutti modi di coltivare la terra che hanno spese molto minori e rese molto maggiori, che richiedono meno ore di lavoro, meno macchinari e lavorazioni, meno acqua, zero pesticidi e fertilizzanti chimici; che rispettano la terra e la vita, che la arricchiscono invece di distruggerla.

La loro sopravvivenza dipenderà anche dalla solidarietà, tra di loro e con i consumatori, che significherebbe unirsi in vere cooperative per vendere i propri prodotti direttamente ai cittadini, significherebbe utilizzare macchinari, edifici, strumenti senza bisogno di comperarli o realizzarli individualmente. Significherebbe una maggiore ricchezza anche dal punto di vista umano e sociale. Allora non avrebbero più bisogno del mais e della soia OGM importati da Brasile e Argentina, né di esportare Prosecco e pomodori, e potrebbero concentrare i loro sforzi per lottare, uniti ai consumatori e ai contadini del terzo mondo, contro i trattati di libero scambio. Altrimenti, rimarranno solo gli agroindustriali-finanzieri che, se la terra non darà più frutti, potranno sempre coprirla di pannelli fotovoltaici o di capannoni per le colture idroponiche o per gli allevamenti di insetti da macinare per nutrire cani e gatti, maiali e polli intensivi e, perché no, anche gli umani, magari con merendine di farina di insetti per i bambini o porcheriole croccanti, fritte in olio di palma, per gli apericena.

Sonia Savioli

                                                                                                                             

 
<< Inizio < Prec. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Pross. > Fine >>

Risultati 33 - 48 di 3719